LE ARTI E MESTIERI. IL TIROCINIO. LA MANIA DI GOVERNARE TUTTO PER ARRIVARE A NON GOVERNARE NIENTE. LE LEGGI CHE STRITOLANO GLI ONESTI, DANNEGGIANO LA SOCIETÀ E TOLGONO LA LIBERTÀ ALLE PERSONE.

LE ARTI E MESTIERI. IL TIROCINIO. LA MANIA DI GOVERNARE TUTTO PER ARRIVARE A NON GOVERNARE NIENTE. LE LEGGI CHE STRITOLANO GLI ONESTI, DANNEGGIANO LA SOCIETÀ E TOLGONO LA LIBERTÀ ALLE PERSONE. Rev. senza refusi 25-03-2013.

Ho appreso con sgomento che la Regione Abruzzo con DGR 154 del 12-03-2012, ha stabilito una indennità minima di 600 euro al mese per i tirocini extracurriculari, a prescindere dalle ore settimanali di tirocinio.

E’ il classico esempio di come il dirigismo e la scarsa conoscenza della realtà, della nostra classe politica crea danni al tessuto produttivo e sociale.

Il tirocinio formativo o praticantato o apprendistato che dir si voglia, che da sempre è stato il maggiore ed il migliore strumento per imparare, nella società e nella cultura italiana, viene “assassinato” con una Delibera di Giunta Regionale dalla dubbia legittimità.

La millenaria tradizione di “andare ad imparare” presso la bottega del mastro o presso il maestro d’arti (si pensi al Rinascimento italiano ed a tutti capolavori che ha regalato all’umanità), viene cancellata dalla mania di perseguitare “i padroni sfruttatori“, da parte di una Regione, che si pensava essere di destra. A questo punto è legittimo credere che si tratti di destra anti-liberale e statalista.

Per entrare nel pratico.

Avevo in mente di promuovere un tirocinio formativo per un giovane laureato. Questo lavorando per il mio Comune avrebbe potuto apprendere il determinato procedimento amministrativo a cui sarebbe stato adibito. Avrebbe potuto, nel frattempo, capire il funzionamento della macchina amministrativa, magari contribuendo a migliorarla, con la freschezza tipica dei giovani. Avrebbe potuto crearsi altresì una professione, magari ideando dei servizi da prestare agli enti locali, per rendere più efficienti i procedimenti amministrativi, che oggi devono necessariamente essere gestiti con mezzi informatici. E come noto, l’informatica è il punto di forza dei giovani. Avrebbe potuto, in definitiva, contribuire alla crescita sociale della comunità, ma sopratutto alla propria, nel rispetto dei principi alla base del tirocinio formativo.

Però la Regione ha deciso che per dare questa opportunità a questo giovane, il mio Comune deve sborsare 600 euro al mese, anche se il tirocinante “viene ad imparare” per un’ora a settimana.

E’ evidente che il mio Comune questo non se lo può permettere e non potrà farlo.

E’ altrettanto evidente che il tirocinante perderà quella che io ritengo essere una fantastica occasione di crescita professionale.

 

Ma se caliamo questa DGR sulla realtà delle imprese, quale è la conseguenza?

Che il “padrone sfruttatore” che prima “frustava” i tirocinanti costringendoli “ad addestrarsi” gratis, continuerà a sfruttare i tirocinanti, utilizzandoli come “lavoranti travestiti“.

Le aziende sane, che invece potrebbero dare serie e vere occasioni di crescita professionale e di lavoro a giovani o a chiunque voglia imparare, creando opportunità e traendone giovamento, non farà più il tirocinio formativo. I potenziali tirocinanti perderanno un’opportunità di crescita professionale e le aziende non ne concederanno.

In conclusione, siamo alle solite: il moralismo (finto, ma sopratutto inefficace e addirittura dannoso) porta alle conseguenze opposte a quelle che si prefiggeva.

Del resto è nota la nostra ostinazione a dimenticarci il passato e la nostra storia. I corsi e ricorsi storici non ci insegnano niente.

Nella Firenze del Rinascimento gli apprendisti dovevano prestare il loro servizio gratuitamente. In cambio ricevevano l’insegnamento da parte del maestro, in modo da poter aprire una propria attività una volta terminato il praticantato.

Le arti e mestieri andarono in declino quando si introdusse la retribuzione obbligatoria indistinta. Questa di fatto svincolò il maestro dall’obbligo morale di insegnare e di conseguenza, chi prestava servizio, non andava per imparare, ma per trovare un’occasione di guadagno. In pratica non c’erano più apprendisti ma solo lavoranti e sempre meno erano quelli che si qualificavano e si mettevano in proprio. Molte botteghe, avendo buona disponibilità di lavoranti a basso prezzo (quelli dell’apprendistato), fecero accordi di esclusiva con grandi compagnie commerciali. Queste in poco tempo presero il sopravvento e imposero i loro prezzi, riducendo tutti alla miseria.

Il miracolo economico italiano del dopoguerra si è basato sulla piccola impresa, dove “il ragazzo” andava ad imparare e si metteva in proprio.

Oggi piangiamo la perdita di prospettive. I giovani che non hanno occupazione. La scuola che prepara alla teoria, ma poi si deve ricominciare da capo altrimenti non sai fare niente. La Regione Abruzzo, o chiunque abbia pensato questo inqualificabile obbligo dei 600 euro, che impedisce di imparare a chi vuole ricominciare ad imparare. Le multinazionali delle fabbriche e dei call-center, con le sedi nel terzo mondo. I nuovi schiavi con, dubbia pronuncia, che si prendono insulti dagli italiani, che però hanno la coscienza pulita.

La sensazione finale è quella di un’opprimente libertà di rimanere legati ed impotenti.

DP

 

PROPOSTA:

Il tirocinio formativo deve essere gratuito e libero, senza vincoli contrattuali e senza vincoli di orario e di durata. Ogni azienda può ospitare un tirocinante per ogni due lavoratori dipendenti. Qualora il tirocinante e l’azienda stabiliscano una indennità ai fini del rimborso delle spese, e tale indennità superi i 200 euro al mese, è necessario che venga depositato presso il centro per l’impiego il progetto formativo e venga dettagliata la motivazione per cui il rimborso spese supera i 200 euro mese. Si ritengono motivi validi solo quelli legati alla distanza tra la sede del tirocinio ed il domicilio del tirocinante. Il Centro per l’impiego competente per territorio è tenuto a controllare periodicamente le condizioni ambientali e di apprendimento del tirocinante, mediante questionari specifici, scambiati ove possibile con mezzi informatici, e con visite periodiche presso l’azienda. Il tirocinante può fornire prestazioni occasionali all’azienda, sempre nei limiti posti dalle norme vigenti in merito a tale fattispecie“.

 

COMMENTO SU OBIETTIVI ED ESITI:

L’obiettivo è quello di evitare che i tirocinanti vengano utilizzati come lavoratori. Con tale proposta, poiché il tirocinante non trova alcun giovamento economico dal tirocinio, rimarrà “attaccato” al tirocinio solo per imparare. Qualora constati che, dal tirocinio presso l’azienda, non impara niente, non avrà alcun motivo per rimanere a “perdere tempo” o a farsi “sfruttare”.

 

COMMENTO SULL’INDIRIZZO NAZIONALE:

Approfondendo la materia per capire come funziona nelle altre regioni, ho scoperto che il 24 gennaio 2013 sono state approvate le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari: http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/approvate-linee-guida-stato-regioni-tirocini-extracurriculari.

L’unica differenza rispetto alla Regione Abruzzo è che il limite inferiore dell’indennità è di 300 euro.

Si va esattamente nella direzione opposta a quella da me auspicata, per perseguire lo stesso obiettivo. Tuttavia mentre con un provvedimento che lascia libertà, bastano dieci righe per eliminare ogni possibilità di abuso, con l’indirizzo nazionale o regionale serviranno tomi interi di leggi e regolamenti attuativi.

In pratica, lo Stato, con un pizzico di ipocrisia e facendo il “finto tonto“, ammette che i tirocinanti possano essere utilizzati dalle aziende per lavorare e non per imparare. Per pulirsi la coscienza implicitamente dice: “potete sfruttarli come lavoratori travestiti, ma dovete dare un salario minimo“.

E’ la solita malattia italiana. Il risultato sarà che i tirocinanti li avranno solo le aziende che effettivamente hanno bisogno di lavoranti a basso costo.

E’ la solita malattia italiana che vuole a tutti i costi mettere le mani nei fatti degli altri e  non vuole lasciare la libertà alle persone di scegliersi reciprocamente.

SCUOLA E SALUTE PER LE AREE INTERNE: L’ULTIMA PRESA IN GIRO DELLA POLITICA DEI PALAZZI.

SCUOLA E SALUTE PER LE AREE INTERNE: L’ULTIMA PRESA IN GIRO DELLA POLITICA DEI PALAZZI.

Al seguente link http://www.coesioneterritoriale.gov.it/conclusioni-ministri-seminario-aree-interne-roma/, segnalato da un’amica, ho letto, con immenso stupore, le conclusioni di un convegno sulle aree interne, tenuto a Roma, dal titolo “Verso un progetto per le aree interne“, con le conclusioni dei Ministri Renato Balduzzi, Fabrizio Barca, Mario Catania, Elsa Fornero, Francesco Profumo.

In oltre sette anni del mio mandato di sindaco, da destra e da sinistra, non ho fatto altro che sentire dai vari governi e dalla regione: valorizzare le aree interne per la coesione sociale e territoriale, programmare per aiutare e sviluppare, rilanciare lo sviluppo, eliminare il digital divide (che ormai non c’è da sei anni grazie al wi-fi prima, e alla Telecom dopo!).

Questo documento (che riporta le conclusioni dei superministri, che a quanto pare hanno partecipato in massa) è il culmine di tutte le chiacchiere che ho sentito in questi lunghi anni.

L’esito del convegno, (che si è tenuto a Roma e non a Palena, probabilmente per abbattere i costi!),  si può sintetizzare con una citazione testuale: la ricerca di “una strategia che dovrà prevedere, … forti innovazioni nell’offerta dei servizi pubblici. Prima di tutto scuola e salute, che sono “requisito indispensabile di cittadinanza” per la vita e per il lavoro nelle aree interne“.

Ebbene tra i mesi di ottobre e novembre, come ormai accade da anni, io e tutti i colleghi sindaci del comprensorio, siamo stati impegnati a capire come, quando ed in quale entità ci diminuiranno i servizi inerenti gli istituti comprensivi, i plessi scolastici, le guardie mediche e il servizio di emergenza urgenza (che prosaicamente è l’ambulanza che possa portare velocemente chi si sente male all’ospedale!).

In poche parole, siamo stati impegnati a capire come, quando ed in quale entità ci ridurranno scuola e salute!

Mi chiedo come mai questi superministri, che nell’ultimo anno sono stati protagonisti della peggiore stagione per le aree interne degli ultimi 20 anni, con tagli di trasferimenti ed anche o sopratutto con il tentativo di annientamento delle piccole comunità, mediante riforme e propositi di riforme, dirompenti e che azzerano le aree interne con tutte le tradizioni e peculiarità, di cui queste sono portatrici, non abbiano avuto il coraggio di dire chiaramente quale è il loro pensiero vero, sulle aree interne o almeno il coraggio di disertare il convegno.

Mi chiedo come mai non abbiano avuto il coraggio di ricordare che con le riforme sulle associazioni di comuni, con le stazioni uniche appaltanti, con l’accentramento di numerose incombenze in capo ai comuni, le comunità ubicate nelle aree interne sono destinate a perire per dissanguamento e soffocamento.

Faccio notare a chi non è addentro alla macchina amministrativa che tutte le riforme che si stanno prospettando negli ultimi anni ed in particolare nell’ultimo (e che sommariamente ho ricordato sopra), non vanno a diminuire i costi dei piccoli comuni, ma paradossalmente li accrescono ed appesantiscono la burocrazia, che già ora si stringe come un cappio al collo di cittadini ed imprese, sopratutto nell’entroterra.

Mi chiedo perché ci debba essere tanta ipocrisia e non si voglia dire chiaramente che le minoranze, nel mondo della competizione globale, quando queste non possono accedere autonomamente ai servizi, che la competizione vuole sempre più accentrati nelle aree a forte antropizzazione, non possono avere sostegno e solidarietà dai governi centrali, ma danno solo fastidio.

Mi chiedo perché chi vive nelle aree interne deve continuare a sopportare l’ingiustizia di avere gli stessi doveri dei cittadini delle aree urbanizzate e non avere gli stessi diritti.

Mi chiedo per quanto tempo le comunità resisteranno a questa che ormai è chiaramente una persecuzione etnica.

Ditemi infine che cosa e quale convegno e quale documento potrebbe essere una presa in giro più grande per le aree interne e quale azione potrebbe meritare, più di questo, tutta la nostra rabbia.

Palena, 16-12-2012.

DP

Taglio dei servizi sanitari: un nuovo attentato alle popolazioni dell’Alto Aventino.

Il giorno 28-11-2012 è stata portata al comitato ristretto dei sindaci la proposta di taglio delle guardie mediche nell’alto chietino ed in particolare la cancellazione del servizio di guardia medica nel Comune di Palena.
Un nuovo attentato alle popolazioni dell’Alto Aventino che ormai si vedono azzerati i servizi sanitari, a parità di tasse rispetto alle città costiere e popolose.
Da anni ormai i tagli sono a senso unico e sono basati sulla logica dei numeri che però vengono usati a piacimento: si prende in considerazione il numero di abitanti (una guardia medica ogni 5.000 abitanti) ma non si tiene conto dei tempi di percorrenza per raggiungere i presidi sanitari.
Un cittadino di Palena per raggiungere il primo ospedale della Provincia di Chieti (Lanciano o Chieti) impiega un’ora, se le condizioni del tempo sono buone, altrimenti anche un’ora e mezza. Un cittadino di Chieti o di Lanciano impiega dieci minuti e, solo in rare circostanze, il suo tragitto potrebbe essere ostacolato dalla neve.
Senza scomodare la Costituzione, che purtroppo è usata come zerbino a tutti i livelli, questa politica di tagli ciechi, da chi la subisce, viene percepita come una politica criminale.
L’assenza di sensibilità sul tema, ampiamente dibattuto, dei servizi sanitari, ma in generale dei servizi nelle zone interne, appare quasi come una deliberata azione di sterminio etnico: dovete emigrare perché siete pochi e se non emigrate morirete!
Non è un’affermazione provocatoria, ma è esattamente quello che percepisce la popolazione, con tutto il carico di rabbia e di disperazione che questo comporta.
Di fronte a tale genocidio, chiediamo alla Regione ed alla ASL di riconsiderare le decisioni prese, verificando i numeri nella loro completezza, rideterminando la distribuzione dei presidi di guardia medica, “pesandoli” con i tempi di percorrenza, e di rispettare il piano sanitario regionale, con l’attivazione dei presidi di emergenza urgenza, con unità di 118 che possano raggiungere Palena nel giro di 5 minuti.
Di certo non abbiamo il potere di imporre con la forza tale servizio, ma non possiamo rimanere impassibili di fronte alle ingiustizie che vengono perpetrate nei nostri confronti ed agiremo a tutti i livelli per ripristinare la legalità.
Una riflessione va fatta a livello generale: tutti ormai hanno compreso che il nostro sistema della spesa pubblica è insostenibile; Si deve tagliare e risparmiare; Ma è possibile che in Italia quando si deve risparmiare si guarda solo alla scuola ed alla sanità delle aree interne e svantaggiate? e si continua a finanziare istituzioni che sono come minimo inutili se non addirittura dannose?
Sono certo che, vista da Marte, l’Italia appare come un paese barbaro ed incivile.

Domenico Parente
Sindaco di Palena

http://www.primadanoi.it/news/cronaca/535587/Guardie-mediche-tagliate–sindaco-di.html
http://www.abruzzoquotidiano.it/cronaca/2012/12/01/tagli-alle-guardie-mediche-insorge-il-sindaco-di-palena-unaltra-ingiustizia-per-le-aree-interne.html

PICCOLI COMUNI ed ENERGIE RINNOVABILI

PICCOLI COMUNI ed ENERGIE RINNOVABILI

1. Premessa
Il federalismo fiscale impone ad ogni ente locale di incrementare le entrate dirette per mantenere il livello di servizi in favore dei cittadini. Mentre per i comuni grandi le possibilità sono varie e possono provvedere mediante la leva delle imposte locali, i piccoli comuni non hanno le stesse possibilità con conseguente discriminazione per i loro cittadini.
Spesso però i piccoli comuni dispongono di ampi territori sotto utilizzati, in quanto a differenza dei grandi comuni hanno preservato (volontariamente o involontariamente) il proprio territorio.
In sostanza mentre i comuni grandi hanno “consumato” il territorio ed oggi gli insediamenti che hanno contribuito a questo “consumo” sono diventati fonte di risorse, questo non è accaduto ai piccoli comuni. Oggi è arrivato il momento in cui la legislazione statale e regionale deve garantire il pari diritto di usare il territorio (con le dovute accortezze) per garantire parità di diritti ai propri cittadini.
Detto utilizzo può passare per tante iniziative, di certo la meno impattante e quella che determina una maggiore preservazione delle risorse ambientali, secondo i principi della sostenibilità, è la produzione di energia per mezzo di fonti energetiche alternative (eolico, fotovoltaico, idroelettrico, biomassa ecc).

2. Le misure in ambito regionale per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
La Regione Abruzzo ha adeguato la sua normativa alla normativa nazionale, con l’intento di favorire al meglio le iniziative legate alle energie rinnovabili.
Tuttavia persistono notevoli difficoltà e lungaggini negli iter autorizzativi degli impianti di produzione di energia rinnovabile, in specie per l’eolico e l’idroelettrico. Difficoltà si riscontrano anche nel fotovoltaico anche se meno marcate quando la potenza è inferiore a 1 MW (un megawatt= 1000kW).
La necessità di garantire parità di diritti alle piccole comunità ed ai loro cittadini, deve condurre la Regione ad adottare disposizioni che agevolino i comuni fino a 5.000 abitanti, facilitando e dando priorità agli iter autorizzativi dove il promotore sia il comune.
Uno degli ostacoli principali all’autorizzazione degli impianti è la Valutazione di Impatto Ambientale, la Regione deve con specifici provvedimenti agevolare le iniziative comunali, sia con un occhio di riguardo per i tempi, sia attivando una sorta di servizio di assistenza per i comuni fino a 5.000 abitanti, che consenta di redigere velocemente ed efficacemente i progetti degli interventi. In tal modo i progetti dei piccoli comuni arriverebbero al Comitato VIA forti di un’istruttoria preventiva e con soluzioni condivise.

3. Misure in ambito nazionale.
La Regione di si deve fare portavoce a livello nazionale delle istanze dei piccoli comuni, e la Regione Abruzzo in questo senso, data la conformazione del territorio, ha un dovere ancora maggiore.
Le semplificazioni introdotte per impianti fotovoltaici al di sotto di 1 MW (un megawatt) dovrebbero essere introdotte per le iniziative comunali con tetti di potenza superiori:
- 3 MW per impianti fotovoltaici;
- 10 MW per impianti eolici;
- 1MW per impianti idroelettrici;
- 3 MW per impianti a biomassa.
Quanto agli impianti fotovoltaici la Regione si deve fare promotrice verso il Governo per eliminare le limitazioni poste dal D.lgs 28/2011 riguardo alle superfici agricole ed i limiti di distanza tra impianti, quando il Responsabile dell’Impianto sia un comune con popolazione fino a 5.000 abitanti:
- eliminare il vincolo di utilizzo del 10% massimo di superficie agricola;
- eliminare il vincolo della distanza minima di 2 km tra impianti comunali.

Quanto alle biomasse, si dovranno introdurre semplificazioni all’approvvigionamento di materiale legnoso, da prelevare in Zone a Protezione Speciale. In particolare si dovranno individuare aree ben precise da adibire a zone di prelievo di materiale legnoso da destinare alla produzione di energia sia termica che elettrica. In tali aree, che dovranno essere proporzionate al patrimonio in dotazione del comune (con un minimo del 30-40% delle aree forestali), fermo restando il principio di sostenibilità e di mantenimento della dotazione attuale dell’area forestale, non dovranno essere posti limiti e vincoli al prelievo di materiale legnoso, e limiti e vincoli alle modalità di prelievo, che condizionino l’economicità dei prelievi stessi.

Di fondamentale importanza sarà ripristinare ed estendere a tutte le fonti rinnovabili, l’agevolazione concessa dalla finanziaria 2007 agli impianti fotovoltaici di iniziativa comunale.
Si dovrà introdurre un meccanismo premiale per tutte le fonti rinnovabili, dove l’incentivo è maggiorato del 20-30% quando il responsabile dell’impianto sia un comune con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
Importante sarà altresì la possibilità di derogare dai vincoli di bilancio, quali la capacità di indebitamento, per iniziative comunali di produzione di energia rinnovabile, istituendo invece uno specifico filone di finanziamento, presso la CDPP, per finanziare tali iniziative.

DP

Obiettivi del programma amministrativo della lista PALENA – COSTRUIAMO IL FUTURO

Obiettivi del programma amministrativo della lista PALENA – COSTRUIAMO IL FUTURO

Candidato Sindaco Domenico PARENTE

Con le elezioni del 28 e 29 marzo 2010, si chiude l’esperienza di un’amministrazione coesa fino alla fine, che ha lavorato con unità di intenti, per risanare il bilancio comunale e per portare avanti progetti che consentono di guardare con fiducia il futuro.

La proposta elettorale che formuliamo con la lista “PALENA – COSTRUIAMO IL FUTURO”, prende spunto da questa impostazione, ampiamente condivisa da tutti i candidati.

Si conferma l’impegno per progetti a lungo termine, ed il prossimo quinquennio dovrà porre le basi perché la prossima generazione abbia un avvenire sereno e possa a sua volta fare programmi di ampio respiro.

In un momento di preoccupante crisi occupazionale e di incertezza per tutto il polo industriale a cui Palena fa riferimento, si devono impostare politiche che abbiano una strategia.

I tagli dei trasferimenti, gli innumerevoli vincoli posti dagli enti sovra comunali, tendono a ridurre il ruolo delle amministrazioni dei piccoli comuni, a quello di meri “aggiustatori di marciapiedi” costretti a vagare in cerca di finanziamenti per fare qualche opera pubblica, che spesso poi non ha effetti concreti sull’economia del paese. Un ruolo non confacente alla dignità ed alla storia dei nostri comuni che sono sempre stati protagonisti del “fare” e non del “prendere”.

Dunque il nostro programma ambisce esattamente al contrario: noi ambiamo a cercare risorse endogene per lo sviluppo economico e sociale del paese. Ambiamo con tali risorse a creare opportunità di lavoro per i giovani. Ambiamo a riportare nei nostri territori le attività che negli ultimi anni sono state delegate ai centri maggiori: dalle attività amministrative a tutte quelle attività di servizio che possono essere svolte sul posto con risparmi nei trasporti e che possano evitare la fuga di risorse e di persone verso la costa.

Per raggiungere tale obiettivo puntiamo in maniera decisa all’utilizzo delle fonti rinnovabili, quale straordinaria ed irripetibile opportunità per lo sviluppo socio-economico del paese, puntiamo all’utilizzo sostenibile del territorio, tornando ad essere protagonisti della sua gestione.

Bisognerà scrollarsi di dosso il “campanile” e collaborare senza condizionamenti e personalismi, neanche politici, con i comuni del comprensorio. Allo stesso tempo con i comuni del comprensorio riportare al centro del dibattito i problemi della montagna, trovando unità di intenti per ostacolare i disegni mal celati, dell’establishment nazionale, di cancellare i piccoli comuni interni dalla mappa geografica.

Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma solo puntando a questi con forza potremo sperare e tentare la sostenibilità dei nostri comuni.

Domenico Parente

Benvenuti nel blog del paese che vorrei.

IMPIANTO EOLICO A PALENA: IL RIPRISTINO CONFUSO CON UN NUOVO IMPIANTO E POI LE ACCUSE INFONDATE AD UN SINDACO CHE DIFENDE LA SUA COMUNITA’.

PREAMBOLO.

Il tutto ha origine da un’intervista telefonica del quotidiano on-line www.primadanoi.it,  in cui una giornalista mi chiedeva spiegazioni sui soldi pubblici inerenti un impianto eolico sito in Palena e realizzato 15-20 anni fa.

La giornalista in un primo momento credeva che lo “sperpero” fosse del Comune di Palena.

Racconto sommariamente la storia dell’impianto fornendo qualche dettaglio su quanto accaduto negli ultimi anni e su un contenzioso tra una ditta che voleva ripristinare l’impianto ed il Parco Nazionale della Maiella.

Nel raccontare ho usato “figure retoriche” pesanti e quando si parla si sa che per farsi comprendere alle volte si esagera. Io ammetto di aver esagerato.

Ma poi subentra il Dott. Cimini, Direttore del Parco nazionale della Maiella, che mi accusa di essere “scurrile” e di essere il migliore dei rappresentanti di una classe politica con “degrado morale e culturale”. Forse ha ragione. Ma in una lettera che pubblica sul sito istituzionale del Parco Nazionale, penso che il Dott. Cimini mi abbia ampiamente surclassato (www.parcomajella.it).

Per replicare alle accuse pesanti che il pubblico funzionario mi ha rivolto, ho inviato una lettera alla redazione del giornale pregandone la pubblicazione integrale. Il giornale si è rifiutato, pubblicando invece degli stralci.

Non avendo la disponibilità del sito istituzionale, mi sono prontamente attrezzato con questo blog.

E di seguito riporto la risposta al Dott. Cimini Direttore del Parco Nazionale della Maiella.

15, dicembre 2009 – Domenico Parente.

 

Considerazioni sulla lettera del Direttore pubblicata sul sito del Parco Nazionale della Maiella.

Mi meraviglio di come un pubblico funzionario, accorto e preparato come Cimini, si possa abbandonare ad accuse personali gravi senza avere documenti ed informazioni fondate, solo perché un sindaco racconta un fatto reale  ad un giornale che gli chiede spiegazioni.

Ancora di più stupisce perché, oltre ad essere preparato ed accorto, il Dott. Cimini fruisce abbondantemente di consulenze legali, dati gli innumerevoli contenziosi che il PNM ha con i cittadini del Parco ed i comuni del Parco (prego il Direttore di informare in merito alla cifra in bilancio sulle spese legali del PNM negli ultimi anni).

Comunque ringrazio il Direttore per la pubblicità professionale, ma voglio informarlo che non mi sono mai occupato di eolico e tantomeno ho interessi professionali nell’eolico di Palena!

In quanto alle speculazioni edilizie, mi chiedo innanzitutto cosa centrino con le pale eoliche realizzate dal consorzio di bonifica quando io ero solo un laureando, in una zona posta a 10 km di distanza. Il Direttore inoltre, con i suoi potenti mezzi, saprà verificare che negli ultimi 40 anni e tantomeno negli ultimi 5 (in cui io sono Sindaco di Palena), non ci sono state compravendite speculative in quell’area, né sull’intero territorio di Palena da parte mia o della mia famiglia. Tuttavia ammetto che nell’area indicata dal Direttore del Parco (dietro al Convento di Sant’Antonio per essere ancora più precisi) probabilmente erediterò un migliaio di metri quadrati di terreno, che potrebbero essere edificabili (come potrebbero diventare edificabili circa 55.000 metri quadrati di terreni di quella zona … quante cose sa il Direttore di Palena!!!!). Ma ritengo necessario, per amore di precisione, informare il Direttore che detto terreno è frutto del lavoro di mio padre e di mia madre che hanno dedicato a Palena tutta la vita. Come hanno dedicato a Palena la loro vita i miei nonni e bisnonni che avevano l’hobby “buttare il sangue” dalla mattina alla sera e comprare terreni agricoli per poter dare da mangiare ai propri numerosi figli. Gli stessi terreni, dedicati all’agricoltura di montagna che il PNM dovrebbe incentivare all’utilizzo, e che invece ci costringe definitivamente ad abbandonare perpetrando una sorta di persecuzione contro “l’uomo montano” razza già da se in repentina estinzione. Quei genitori, quei nonni, quei bisnonni, come tutte le genti di montagna, hanno fatto scolare litri e litri di sudore su quei terreni e litri di sangue sgorgante dalle ferite stracciate dai rovi che hanno pazientemente scarpito con le nude mani nei secoli. Ed io, se riesco a ridere sulle accuse nei miei confronti, non accetto l’irriverenza verso un popolo di eroi, da parte di chi non ha mai accettato il confronto con le esigenze di questa gente. Perché il Direttore deve sapere, ed anche tutto il suo staff, citando altresì uno dei nostri, che qui “devi spaccare la scorza delle querce con un pugno – tanto è la forza per poterci vivere”.

Invece ad accentuare il distacco o forse il “fastidio” come sottolinea Primadanoi.it, il Direttore ha trasferito la sede del Parco da Campo  di Giove a Sulmona. Utilizzando con tutta probabilità i soldi che il Ministero riservava ai comuni del Parco, anche se noi non sentivamo l’esigenza di una comoda sede a Sulmona.

Mi meraviglia inoltre l’interessamento del Direttore alle elezioni comunali di Palena ed auspico, considerato, che le sue dichiarazioni più che di natura tecnica sono esclusivamente politiche, che si candidi a Sindaco di Palena, e che poi provi a cimentarsi nel costruire e tutelare il futuro delle comunità montante, piuttosto che vessarle come ha fatto in questi anni (posso produrre ampia documentazione di tutti i dinieghi opposti a richieste di singoli cittadini ed amministrazione comunale, anzi invito il Direttore ad un confronto su tali argomenti).

Ad ogni modo, seppure mi viene da ridere, vorrei invitare il Direttore, a non tirarsi indietro e precisare meglio la frase che riporto sotto nel virgolettato, e spiegandogli che io non ho diffamato nessuno in quanto i fatti raccontati sono documentati (vedi allegato) ed informandolo che invece ho omesso, per non incorrere in tale equivoco, il trattamento riservato ad entrambe le ditte implicate, dai vertici del PNM, che in quanto a disponibilità, comprensione e gentilezza devono, ahimè, fare molte lezioni dal Prof. Brunetta (credo che sia convinzione anche del Giornale, o no?).

“Non interessa sapere se chi offende, diffama ed accusa ha interesse professionale nel campo delle energie rinnovabili, delle progettazioni edilizie, né, tantomeno, se ha consistenti proprietà terriere nell’area immediatamente a monte della lottizzazione di Sant’Antonio. E si comprende. Le elezioni a Palena sono alle porte e la pubblicità sull’eolico deve rendere bene se la pagina in cui è ospitato l’articolo è tappezzata di annunci pubblicitari sull’eolico.”

Precisi il Direttore e non abbia timore di farlo!!!

In quanto agli altri scempi ambientali denunciati dal Direttore, non saprei che dire in merito alla galleria di captazione delle acque, che risale alla preistoria dei lavori pubblici della Regione Abruzzo, ma che mi pare doveva portare acqua potabile nelle case dei cittadini, magari anche a casa del Direttore.

Parlando invece di impianto di riciclaggio, ricordo al Direttore Cimini che lo “squallido e deprimente biglietto da visita” che si ammira arrivando da Pescocostanzo a Palena, non è altro che l’impianto di betonaggio che un certo direttore del PNM volle spostare dalla Stazione di Palena a Palena. Quel tale Direttore all’epoca (oltre 10 anni fa) autorizzò ed incentivò lo spostamento (se ha carte che mi smentiscono me le mandi). L’impianto di riciclaggio è ben nascosto dietro quello di betonaggio!

Mi sembra però che all’epoca non ci fosse un diverso Direttore al PNM (o forse era in malattia anche in quel periodo?). E dove era il Direttore quando l’impianto si realizzava? Non si accorgeva dello scempio di cui lui parla? Non ha visionato i progetti che normalmente esamina approfonditamente per negare le autorizzazioni o formulare prescrizioni impraticabili? Non è mai passato a Palena durante i lavori? Non ha pensato che quando si realizzano le “opere dell’uomo” si può anche realizzarle preservando gli impatti visivi, e che forse è questo il ruolo del Parco?

Mentre la mia amministrazione, che il Direttore ritiene speculatrice ed interessata …., in carica dal 2005, dopo pochi mesi e presa visione della documentazione progettuale inequivocabile, attenendosi alla sostanza delle cose e non a pregiudizi, ha denunciato alla Regione la presenza di un acquedotto sotto l’impianto di riciclaggio. Tale segnalazione ha portato la Regione a sospendere più volte l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto di riciclaggio ed ha ridato forza al ricorso presentato dalla precedente amministrazione comunale di Palena, contro l’impianto, che pure quindi NON era rimasta “colpevolmente defilata”.

Il PNM invece in una totale confusione di atteggiamenti, prima autorizza la realizzazione di un impianto di betonaggio in zona 2 del Parco, a 40 metri dal fiume Aventino, e poi si esprime negativamente sulla realizzazione dell’impianto di riciclaggio degli inerti, che a tutto ragionare non poteva che essere la logica conseguenza della prima autorizzazione. Il tutto culmina in un ricorso al TAR dove il PNM asserisce di non essere stato correttamente coinvolto nel procedimento. Tesi debole e puntualmente smentita dal TAR Abruzzo che, con sentenza ND 690/2006, rigetta il ricorso e condanna il PNM alle spese.

Ometto commenti in merito alle altre accuse, che offendono una intera generazione di politici di qualsiasi colore e che si sono impegnati a portare benessere nei nostri territori.

Infine ed in merito alla questione delle pale eoliche di Palena, certamente ho usato parole pesanti che la giornalista ha riportato alla lettera. Parole che forse non si addicono ad un Sindaco. Ma si sa che quando si parla si usano “iperboli” per farsi comprendere e spesso la foga e la rabbia, che nasce dalla convinzione di aver subito soprusi, porta ad articolare le frasi in modo che queste si compongano in maniera anche offensiva.

Pertanto preciso, come ho fatto prontamente con il giornale che non era mia intenzione offendere nessuno, e che i “disturbi dissociativi” (uso parole più ragionate!) si riferivano non alle persone specifiche ma ai provvedimenti legislativi, che aggiungo sono scritti da persone che “non hanno esperienza” di territori montani. Non si capisce infatti come sia possibile che esista una legge fondante della protezione dell’ambiente e che prevede la produzione di energia eolica per lo sviluppo delle zone montane, ed una legge che prevede il divieto di realizzare impianti eolici nelle aree montane, quali sono la quasi totalità delle Zone a Protezione Speciale.

In definitiva, ed aggiungendo ancora le mie scuse a chi si è sentito personalmente offeso dalle mie parole, di scurrile rimane solo la cruda verità di un fatto accaduto oltre 3 anni fa, venuto fuori dalla pura curiosità di una giornalista, che facendo il suo lavoro onestamente, ha pensato di chiedere spiegazioni al Sindaco di Palena.

La valutazione di merito vorrei che i lettori del giornale la facessero leggendo il documento di diniego rilasciato dal Parco e che chiedo pertanto venga pubblicato integralmente.

Ancora, sarebbe il caso che il Direttore spiegasse a tutti il contenuto del provvedimento di diniego del PNM perché, e mi scuso ancora dei miei limiti (“degrado culturale e morale …”), sembra che il provvedimento parli di un impianto eolico da realizzare e non della installazione di un anemometro finalizzata all’eventuale ripristino o sostituzione di un impianto esistente, quando quest’anemometro avesse rilevato dati di vento compatibili.

Pertanto ricordo ancora ai lettori che le pale eoliche a Palena già c’erano. Ricordo ai lettori che la ditta Enermol (società di scopo, inattiva in quanto tutte le società di scopo si attivano nel momento in cui possono operare con gli investimenti) commissionò alla Jonica Impianti di Taranto (società di solida tradizione nel settore dell’eolico – chiedo al Direttore di smentirmi sulla base di pronte visure camerali e bilanci), l’installazione di un anemometro (un palo di 50 m – rettifico precedente affermazione telefonica – sorretto da 4 tiranti).

Ed ancora la mia scarsa cultura (“degrado culturale e morale …”) mi induce ad intravvedere un piccolo eccesso di potere, se qualcuno chiede di installare un misuratore di vento e se l’autorizzazione gli viene negata sulla base del fatto che tanto poi non sarà autorizzato ad installare un nuovo impianto eolico. Anche perché l’impianto già c’è! E l’obiettivo era quello di riattivarlo con eventuale sostituzione delle cinque pale con tre pale più potenti.

Un altro elemento che non comprendo è questo: come mai il Direttore nell’ottobre 2008 ha ceduto alle istanze del Comune di Palena che chiedeva di poter proseguire nella produzione di energia elettrica nella zona in questione, salvo il rispetto delle norme in materia di eolico che vietano la realizzazione di impianti nelle zone a protezione speciale (come le aree parco), ed oggi si dichiara ultimo Don Chisciotte e salvatore della Natura? Forse ci voleva prendere in giro?

Mi chiedo infine per tornare, alle dissociazioni di cui sopra, è mai possibile che in Italia tutto debba essere lasciato alla interpretazione ed alla discrezionalità dei pubblici funzionari e dei tribunali?

Non è che il vero degrado, non è la rabbia di un sindaco che cerca di difendere la sua comunità da imposizioni che accelerano la scomparsa delle civiltà montane, ma è l’incapacità di rendere chiare le norme, compresi i provvedimenti dirigenziali? Non sarebbe opportuno che i provvedimenti si basassero sulle leggi vigenti, senza mistificazioni asservite al puro obiettivo di filosofia personale (“deantropizzare” – de + ànthropos, uomo)?

Ma non sarà che il Direttore vuole “intorbidire l’acqua” perché sente il fiato sul collo dei sindaci che bocciano all’unanimità il suo Piano del Parco, attaccando personalmente chi stringe di più la presa?

Cordiali saluti, Domenico Parente.

Palena, 12-12-2009.