LE ARTI E MESTIERI. IL TIROCINIO. LA MANIA DI GOVERNARE TUTTO PER ARRIVARE A NON GOVERNARE NIENTE. LE LEGGI CHE STRITOLANO GLI ONESTI, DANNEGGIANO LA SOCIETÀ E TOLGONO LA LIBERTÀ ALLE PERSONE.

LE ARTI E MESTIERI. IL TIROCINIO. LA MANIA DI GOVERNARE TUTTO PER ARRIVARE A NON GOVERNARE NIENTE. LE LEGGI CHE STRITOLANO GLI ONESTI, DANNEGGIANO LA SOCIETÀ E TOLGONO LA LIBERTÀ ALLE PERSONE. Rev. senza refusi 25-03-2013.

Ho appreso con sgomento che la Regione Abruzzo con DGR 154 del 12-03-2012, ha stabilito una indennità minima di 600 euro al mese per i tirocini extracurriculari, a prescindere dalle ore settimanali di tirocinio.

E’ il classico esempio di come il dirigismo e la scarsa conoscenza della realtà, della nostra classe politica crea danni al tessuto produttivo e sociale.

Il tirocinio formativo o praticantato o apprendistato che dir si voglia, che da sempre è stato il maggiore ed il migliore strumento per imparare, nella società e nella cultura italiana, viene “assassinato” con una Delibera di Giunta Regionale dalla dubbia legittimità.

La millenaria tradizione di “andare ad imparare” presso la bottega del mastro o presso il maestro d’arti (si pensi al Rinascimento italiano ed a tutti capolavori che ha regalato all’umanità), viene cancellata dalla mania di perseguitare “i padroni sfruttatori“, da parte di una Regione, che si pensava essere di destra. A questo punto è legittimo credere che si tratti di destra anti-liberale e statalista.

Per entrare nel pratico.

Avevo in mente di promuovere un tirocinio formativo per un giovane laureato. Questo lavorando per il mio Comune avrebbe potuto apprendere il determinato procedimento amministrativo a cui sarebbe stato adibito. Avrebbe potuto, nel frattempo, capire il funzionamento della macchina amministrativa, magari contribuendo a migliorarla, con la freschezza tipica dei giovani. Avrebbe potuto crearsi altresì una professione, magari ideando dei servizi da prestare agli enti locali, per rendere più efficienti i procedimenti amministrativi, che oggi devono necessariamente essere gestiti con mezzi informatici. E come noto, l’informatica è il punto di forza dei giovani. Avrebbe potuto, in definitiva, contribuire alla crescita sociale della comunità, ma sopratutto alla propria, nel rispetto dei principi alla base del tirocinio formativo.

Però la Regione ha deciso che per dare questa opportunità a questo giovane, il mio Comune deve sborsare 600 euro al mese, anche se il tirocinante “viene ad imparare” per un’ora a settimana.

E’ evidente che il mio Comune questo non se lo può permettere e non potrà farlo.

E’ altrettanto evidente che il tirocinante perderà quella che io ritengo essere una fantastica occasione di crescita professionale.

 

Ma se caliamo questa DGR sulla realtà delle imprese, quale è la conseguenza?

Che il “padrone sfruttatore” che prima “frustava” i tirocinanti costringendoli “ad addestrarsi” gratis, continuerà a sfruttare i tirocinanti, utilizzandoli come “lavoranti travestiti“.

Le aziende sane, che invece potrebbero dare serie e vere occasioni di crescita professionale e di lavoro a giovani o a chiunque voglia imparare, creando opportunità e traendone giovamento, non farà più il tirocinio formativo. I potenziali tirocinanti perderanno un’opportunità di crescita professionale e le aziende non ne concederanno.

In conclusione, siamo alle solite: il moralismo (finto, ma sopratutto inefficace e addirittura dannoso) porta alle conseguenze opposte a quelle che si prefiggeva.

Del resto è nota la nostra ostinazione a dimenticarci il passato e la nostra storia. I corsi e ricorsi storici non ci insegnano niente.

Nella Firenze del Rinascimento gli apprendisti dovevano prestare il loro servizio gratuitamente. In cambio ricevevano l’insegnamento da parte del maestro, in modo da poter aprire una propria attività una volta terminato il praticantato.

Le arti e mestieri andarono in declino quando si introdusse la retribuzione obbligatoria indistinta. Questa di fatto svincolò il maestro dall’obbligo morale di insegnare e di conseguenza, chi prestava servizio, non andava per imparare, ma per trovare un’occasione di guadagno. In pratica non c’erano più apprendisti ma solo lavoranti e sempre meno erano quelli che si qualificavano e si mettevano in proprio. Molte botteghe, avendo buona disponibilità di lavoranti a basso prezzo (quelli dell’apprendistato), fecero accordi di esclusiva con grandi compagnie commerciali. Queste in poco tempo presero il sopravvento e imposero i loro prezzi, riducendo tutti alla miseria.

Il miracolo economico italiano del dopoguerra si è basato sulla piccola impresa, dove “il ragazzo” andava ad imparare e si metteva in proprio.

Oggi piangiamo la perdita di prospettive. I giovani che non hanno occupazione. La scuola che prepara alla teoria, ma poi si deve ricominciare da capo altrimenti non sai fare niente. La Regione Abruzzo, o chiunque abbia pensato questo inqualificabile obbligo dei 600 euro, che impedisce di imparare a chi vuole ricominciare ad imparare. Le multinazionali delle fabbriche e dei call-center, con le sedi nel terzo mondo. I nuovi schiavi con, dubbia pronuncia, che si prendono insulti dagli italiani, che però hanno la coscienza pulita.

La sensazione finale è quella di un’opprimente libertà di rimanere legati ed impotenti.

DP

 

PROPOSTA:

Il tirocinio formativo deve essere gratuito e libero, senza vincoli contrattuali e senza vincoli di orario e di durata. Ogni azienda può ospitare un tirocinante per ogni due lavoratori dipendenti. Qualora il tirocinante e l’azienda stabiliscano una indennità ai fini del rimborso delle spese, e tale indennità superi i 200 euro al mese, è necessario che venga depositato presso il centro per l’impiego il progetto formativo e venga dettagliata la motivazione per cui il rimborso spese supera i 200 euro mese. Si ritengono motivi validi solo quelli legati alla distanza tra la sede del tirocinio ed il domicilio del tirocinante. Il Centro per l’impiego competente per territorio è tenuto a controllare periodicamente le condizioni ambientali e di apprendimento del tirocinante, mediante questionari specifici, scambiati ove possibile con mezzi informatici, e con visite periodiche presso l’azienda. Il tirocinante può fornire prestazioni occasionali all’azienda, sempre nei limiti posti dalle norme vigenti in merito a tale fattispecie“.

 

COMMENTO SU OBIETTIVI ED ESITI:

L’obiettivo è quello di evitare che i tirocinanti vengano utilizzati come lavoratori. Con tale proposta, poiché il tirocinante non trova alcun giovamento economico dal tirocinio, rimarrà “attaccato” al tirocinio solo per imparare. Qualora constati che, dal tirocinio presso l’azienda, non impara niente, non avrà alcun motivo per rimanere a “perdere tempo” o a farsi “sfruttare”.

 

COMMENTO SULL’INDIRIZZO NAZIONALE:

Approfondendo la materia per capire come funziona nelle altre regioni, ho scoperto che il 24 gennaio 2013 sono state approvate le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari: http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/approvate-linee-guida-stato-regioni-tirocini-extracurriculari.

L’unica differenza rispetto alla Regione Abruzzo è che il limite inferiore dell’indennità è di 300 euro.

Si va esattamente nella direzione opposta a quella da me auspicata, per perseguire lo stesso obiettivo. Tuttavia mentre con un provvedimento che lascia libertà, bastano dieci righe per eliminare ogni possibilità di abuso, con l’indirizzo nazionale o regionale serviranno tomi interi di leggi e regolamenti attuativi.

In pratica, lo Stato, con un pizzico di ipocrisia e facendo il “finto tonto“, ammette che i tirocinanti possano essere utilizzati dalle aziende per lavorare e non per imparare. Per pulirsi la coscienza implicitamente dice: “potete sfruttarli come lavoratori travestiti, ma dovete dare un salario minimo“.

E’ la solita malattia italiana. Il risultato sarà che i tirocinanti li avranno solo le aziende che effettivamente hanno bisogno di lavoranti a basso costo.

E’ la solita malattia italiana che vuole a tutti i costi mettere le mani nei fatti degli altri e  non vuole lasciare la libertà alle persone di scegliersi reciprocamente.

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